Lisa: “Sai, stavo ripensando a una cosa che mi è successa al liceo… Una di quelle piccole epifanie che ti fanno vedere te stessa in modo diverso, che ti fanno sentire speciale…”
Luca: “Adoro queste tue storie del liceo, sembrano sempre piene di magia e scoperte. Dai, racconta, sono tutto orecchi!”
Lisa: (sorridendo) “Ok, ma prometti di non ridere! Ero in terza liceo, ed ero sempre stata un po’ insicura del mio aspetto. Sai, a quell’età si vuole solo somigliare alle altre ragazze, passare inosservate… E io con le mie gambe lunghe e magre mi sentivo sempre un po’ strani, quasi aliena.”
Luca annuì, cercando di immaginare una giovane Lisa, tutta braccia e gambe come un cucciolo di gazzella. L’idea di lei vulnerabile e incerta lo riempì di una tenerezza inaspettata.
Lisa: “Un giorno, dopo la lezione di ginnastica, stavo uscendo dagli spogliatoi. Avevo ancora addosso i pantaloncini della tuta, quelli corti che lasciavano vedere quasi tutta la coscia. E proprio in quel momento, passò accanto a me Riccardo, uno dei ragazzi più popolari della scuola…”
Luca sentì una fitta allo stomaco nel sentir nominare un altro ragazzo. Anche se sapeva che si trattava di un semplice ricordo adolescenziale, non poté evitare di provare una punta di gelosia.
Lisa: “…e mentre mi passava accanto, mi guardò dritta nelle gambe e disse, ad alta voce: ‘Cavolo Lisa, che gambe! Sono bellissime, sembrano quelle di una modella!’ Io diventai rossa come un peperone, non sapevo cosa dire. Nessuno mi aveva mai fatto un complimento del genere prima di allora…”
Luca poteva quasi visualizzare la scena: Lisa in pantaloncini, le gambe lunghe e snelle esposte allo sguardo ammirato di Riccardo. Sentì un improvviso calore pervaderlo al pensiero di quella pelle nuda, di quei muscoli torniti…
Lisa: “…da quel momento, fu come se vedessi le mie gambe sotto una nuova luce. Cominciai ad apprezzarle, a sentirmi fiera di loro. Ogni volta che indossavo una gonna o un vestito corto, mi sentivo bella, potente. E tutto grazie a quel semplice complimento di Riccardo…”
Luca si rese conto di star fissando le gambe di Lisa mentre parlava. Coperte dai jeans, eppure così evidentemente affusolate e perfette. Cercò di distogliere lo sguardo, di concentrarsi sul suo viso, ma era come se quelle gambe lo chiamassero, lo attirassero irresistibilmente.
Luca: (schiarendosi la voce) “Beh, Riccardo aveva ragione. Hai delle gambe stupende, Lisa. Chiunque le noterebbe.”
Lisa arrossì leggermente, sorpresa e compiaciuta dal complimento di Luca. Per un attimo, i loro sguardi si incatenarono, carichi di una consapevolezza nuova, elettrica.
Lisa: “Grazie Luca… È bello sentirselo dire anche da te. Sai, in un certo senso quel complimento di Riccardo mi ha dato fiducia per tutta la vita. Ogni volta che mi sento giù, che mi sembra di non piacermi, ripensò a quel momento e mi sento di nuovo bella e speciale.”
Luca annuì, cercando di immaginare come sarebbe stato essere lui il ragazzo della storia. Essere lui a notare per primo la bellezza di quelle gambe, a fargliela scoprire con le sue parole. L’idea lo riempì di un desiderio inaspettato, quasi prepotente.
E mentre Lisa continuava a parlare, mentre i suoi occhi continuavano a saettare verso le sue gambe quasi di volontà propria, Luca si rese conto che qualcosa era cambiato dentro di lui. Che non poteva più guardare Lisa come prima, come una semplice amica.
Ora, in ogni parte di lei vedeva una promessa di bellezza, di sensualità. E il bisogno di esplorarla, di farla sua, si faceva ogni momento più forte, più incontenibile.
Forse, si disse, quei complimenti di un lontano compagno di liceo non erano solo un innocente ricordo. Forse erano il seme di qualcosa di più grande, di più potente. Qualcosa che, attraverso le parole di Lisa, stava germogliando anche dentro di lui, cambiandolo irrimediabilmente.
E mentre la ascoltava, mentre annuiva e sorrideva, Luca sentì crescere dentro di sé una certezza nuova, spaventosa e meravigliosa insieme: che il suo destino e quello di Lisa erano intrecciati in modo indissolubile. E che quei ricordi erano solo l’inizio di un viaggio che li avrebbe portati in territori inesplorati del cuore e dell’anima.
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